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Le 19 Bandiere Blu 2023 in Calabria

Sono 19 le località costiere in Calabria, che si aggiudicano l’importante riconoscimento, conquistando la Bandiera Blu 2023.

Tra le new entry: Catanzaro e Rocca Imperiale.

Per le altre località , confermate, in provincia di Reggio Calabria: Caulonia (RC) , Roccella Jonica (RC) e Siderno (RC), per la provincia di Catanzaro: Soverato (CZ) e Sellia Marina (CZ), per la provincia di Crotone: Isola di Capo Rizzuto (KR), Melissa (KR), Cirò Marina (KR), per la provincia di Vibo Valentia: la bellissima Tropea (VV), per la provincia di Cosenza: la mia Diamante (CS), Praia a Mare (CS), San Nicola Arcella (CS), Santa Maria del Cedro (CS), Tortora (CS), Roseto Capo Spulico (CS), Villapiana (CS) e Trebisacce (CS).

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Proverbi calabresi: “Quannu allampa ara muntagna piglia a zappa e va guadagna, quannu allampa ara marina lassa a zappa e va cucina”.

Quannu allampa ara muntagna piglia a zappa e va guadagna, quannu allampa ara marina lassa a zappa e va cucina. Letteralmente:

Quando si vedono lampi su in montagna, prendi la zappa e vai a guadagnare, quando si vedono lampi provenienti dal mare lascia la zappa e va a cucinare.

Ciò sta a significare che se ci sono nuvole e lampi che preannunciano l’arrivo del cattivo tempo, provenienti dalla montagna, quasi certamente ci sarà poca pioggia e si potrà dunque continuare a lavorare, se al contrario si intravedono nuvole e lampi provenienti dal mare, quasi certamente sarà cattivo tempo e si dovranno sospendere i lavori.

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Il culto di San Giuseppe in Calabria

Il culto di San Giuseppe è una tradizione religiosa molto radicata nella cultura della Calabria. San Giuseppe, il padre putativo di Gesù, è stato venerato nella chiesa cattolica fin dall’antichità, ma è stato solo nelXV secolo che il culto di San Giuseppe è diventato popolare in Italia.

La celebrazione di San Giuseppe in Calabria ha un significato particolare, poiché la figura di San Giuseppe è associata alla figura del padre di famiglia e al lavoro. In particolare, San Giuseppe è invocato come patrono dei lavoratori, degli artigiani e dei contadini. Inoltre, la sua figura è associata alla famiglia, alla protezione degli anziani e dei bambini.

Il culto di San Giuseppe in Calabria è celebrato con una serie di riti e processioni che coinvolgono tutta la comunità. Tra le tradizioni più importanti ci sono le novene, le processioni e le feste patronali. Durante le novene, che durano nove giorni, vengono recitati preghiere e canti in onore di San Giuseppe. Le processioni, invece, sono vere e proprie processioni sacre in cui la statua di San Giuseppe viene portata per le strade del paese, accompagnata dalla banda musicale e da migliaia di fedeli. Le feste patronali, infine, sono le celebrazioni più importanti, in cui vengono organizzati spettacoli pirotecnici, concerti e altre manifestazioni per onorare San Giuseppe.

Il culto di San Giuseppe in Calabria ha anche una forte componente culinaria, con numerosi piatti tradizionali legati alla festa del santo. Tra i piatti più famosi ci sono i “Zeppole di San Giuseppe”, dei dolci a forma di ciambella fritta e farciti con crema di ricotta, e la “Pastizzata”, una sorta di pizza ripiena con patate, olive, acciughe e cipolle.

Ma qual è l’origine di questo culto così radicato in Calabria? La storia racconta che la devozione per San Giuseppe in Calabria risale al XVIII secolo, quando una pestilenza colpì la città di Reggio Calabria. La popolazione, terrorizzata, chiese l’aiuto di San Giuseppe e, miracolosamente, la pestilenza scomparve. Da quel momento in poi, San Giuseppe divenne il protettore della città e la sua devozione si diffuse rapidamente in tutta la Calabria.

Oggi, il culto di San Giuseppe è ancora molto vivo in Calabria e continua ad essere una parte importante della vita della comunità. Grazie alle numerose festività e celebrazioni, il culto di San Giuseppe rappresenta un’occasione per riunire le famiglie e le comunità, rafforzando il senso di appartenenza e la tradizione.

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Diamante a Il borgo dei borghi

Dopo la splendida Tropea (VV), ora tocca a Diamante (CS), rappresentare la nostra Regione al concorso “IL BORGO DEI BORGHI 2023”. Domenica 12 Marzo, in diretta su Rai 3, nel programma “Kilimangiaro” inizierà la votazione, sul sito https://www.rai.it/borgodeiborghi/ . Si potrà votare una volta al giorno , 𝗳𝗶𝗻𝗼 𝗮 𝗱𝗼𝗺𝗲𝗻𝗶𝗰𝗮 𝟮𝟲 𝗺𝗮𝗿𝘇𝗼 𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗼𝗿𝗲 𝟮𝟯:𝟱𝟵, registrandosi gratuitamente a RaiPlay. Diamo sostegno alla nostra terra. Perché se vince Diamante vince la Calabria!

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Le reliquie di San Valentino a Belvedere Marittimo (CS)

Nello splendido borgo di Belvedere Marittimo (CS) nel Convento di San Daniele dei Padri Cappuccini, sono conservate le reliquie di San Valentino, ovvero i frammenti di ossa, donate per volontà del Papa, nel 1700 dal cardinale Gaspare del Carpine, nonché Vescovo di Sabina, a Valentino Cinelli ed in seguito, dal signor Francesco Cipollina a Padre Samuele.

San Valentino era un sacerdote, successivamente diventato Vescovo, vissuto fra il II e il III secolo dopo Cristo.

Tantissimi sono i racconti che ne narrano le vicende.

Ne ricordiamo due in particolare:
il primo riporta che San Valentino fece riappacificare una coppia di fidanzati che stavano litigando, donando loro una rosa rossa piena di spine, invitandoli a tenerla insieme, e rassicurandoli che non si sarebbero fatti male. I giovani inizialmente titubanti accettarono, e con gran stupore, non si punsero.

Il secondo racconta che, l’imperatore Claudio II, vietò ogni tipo di matrimonio e fidanzamento, perché a suo dire, le persone non sposate, a differenza di quelle coniugate, avrebbero reso di più in guerra in quanto privi di legami.
Il sacerdote non fu d’accordo con questa decisione e si oppose, celebrando addirittura un matrimonio il 14 febbraio, e fu per questo che venne condannato a morte.

Il 14 febbraio di ogni anno, nel convento, alle ore 11:00 viene celebrata la Santa Messa durante la quale avviene la benedizione per tutte le coppie che vogliamo nuovamente rinnovare la loro promessa d’amore.

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San Valentino: 10 luoghi in cui festeggiarlo in Calabria

La festa degli innamorati è una delle più attese dell’anno. San Valentino è infatti un simbolo universale al quale ricorrono tutte le persone che hanno l’amore nel cuore. Spesso gli innamorati cercano luoghi esotici dove portare il proprio partner o gesti eclatanti per dimostrare il proprio amore. In realtà l’amore è un sentimento gratuito e può bastare una romantica passeggiata per far vedere quanto teniamo a una persona. Noi di “Noi calabresi che..” abbiamo selezionato i posti più romantici e le leggende più struggenti della nostra regione, così che possiate sorprendere la persona che vi fa battere il cuore e sussurrarle “ti amo”.

1 – Vico dei baci ad Aieta

Vico dei baci ad Aieta

«Il bacio è un apostrofo rosa tra le parole “t’amo”». Cosa c’è, infatti, di meglio del baciare la persona amata? Farlo in uno dei borghi più romantici della Calabria! Forse non tutti sanno che nella nostra regione ci sono ben due “vicoli dei baci”, uno ad Aieta e uno a Pizzo. Si tratta di vicoli così stretti che due persone per passeggiarci insieme devono per forza abbracciarsi fino a baciarsi. Quello di Aieta si trova nel centro storico del piccolo paesino tirrenico ed è oggetto di visite da parte di tutti gli innamorati del comprensorio.

2 – Vicolo dei baci a Pizzo

Vicolo dei baci a Pizzo

Il vicolo dei baci di Pizzo ha dietro una storia molto romantica. È infatti nato dall’idea di Mimmo Pacifico, presidente dell’associazione culturale “Carta canta”, per rilanciare la città dal punto di vista turistico, che ha scelto di intitolare proprio la scalinata di corso San Francesco come vicolo del bacio poiché proprio su questa scala ha dato il primo bacio alla moglie, nel 1968. La scalinata è stata adornata con foto e immagini dei baci più famosi del cinema, della letteratura e delle canzoni e si spera che possa attrarre coppie di innamorati giovani e meno giovani.

3 – Spiaggia degli innamorati a Squillace

Squillace

Anche se non è estate, e anzi proprio perché non lo è, una passeggiata in spiaggia è sempre un must del romanticismo. Se volete il massimo, vi consigliamo di portare il vostro partner alla Spiaggia degli innamorati di Squillace. Secondo Omero, infatti, il golfo di Squillace fu il teatro del colpo di fulmine tra Ulisse e Nausicaa, incipit dell’Odissea.

4 – Le relique di San Valentino a Belvedere Marittimo

Le reliquie di San Valentino

Forse non tutti sanno che le reliquie di San Valentino si trovano in Calabria, precisamente nel Convento di San Daniele dei Padri Cappuccini a Belvedere Marittimo. Si trovano lì dal 1710 come attestato da una lettera, conservata nello stesso Convento e autenticata dal notaio Francesco La Regina. Le reliquie, consistenti in un’ampollina col sangue del martire S. Valentino e in un’urna di legno contenenti le ceneri del suo corpo, sono state donate dal cardinale Gaspare del Carpine, vescovo di Sabina, al sig. Valentino Cinelli il 26 maggio 1700 e, successivamente (il 27 maggio 1710) furono donate da un certo Francesco Cipollina al rev. padre cappuccino Samuele da Belvedere.

5 – L’albero dell’amore a Campotenese

Albero dell’amore nel Parco della Lavanda a Campotenese

Nel famoso Parco della Lavanda a Campotenese c’è un luogo particolare anche per gli innamorati. Si tratta dell’albero dell’amore, addobbato con cuori e frasi romantiche. L’ideale per dare un bacio alla persona del cuore tra il profumo della lavanda.

6 – Tunnel degli innamorati a Catanzaro

Tunnel degli innamorati

Il Parco della Biodiversità Mediterranea di Catanzaro è una meta interessante per le tante specie botaniche che ospita ma anche per il tunnel degli innamorati. Si tratta di un passaggio su di un viale alberato, completamente coperto dalla vegetazione. Un luogo mozzafiato dove il profumo della natura si mescola a quello della persona amata.

7 – Belvedere di Romeo e Giulietta a Catanzaro

Belvedere di Romeo e Giulietta

Sempre al Parco della Biodiversità Mediterranea di Catanzaro, oltre al tunnel degli innamorati, è possibile passeggiare anche sul romantico Belvedere di Romeo e Giulietta. Si tratta di un’area verde, fornita di panchine, dalla quale ammirare un bellissimo e suggestivo panorama.

8 – Scilla e la sua leggenda

Scilla

Oltre ad essere un splendida e rinomata località marittima Scilla è sede di una delle leggende più romantiche della storia dell’umanità. All’inizio Scilla era una ninfa dagli occhi azzurri, figlia di Forco e Ceto. Scilla viveva in Calabria ed era solita recarsi sulla spiaggia di Zancle e fare il bagno nell’acqua del mare. Una sera, vicino alla spiaggia, vide apparire dalle onde Glauco, che un tempo era stato un mortale, ma oramai era un dio marino metà uomo e metà pesce. Scilla, terrorizzata alla sua vista, si rifugiò sulla vetta di un monte che sorgeva vicino alla spiaggia. Il dio, vista la reazione della ninfa, iniziò ad urlarle il suo amore, ma Scilla fuggì lasciandolo solo nel suo dolore. Allora Glauco si recò dalla maga Circe e le chiese un filtro d’amore per far innamorare la ninfa di lui, ma Circe, desiderando il dio per sé, gli propose di unirsi a lei. Glauco si rifiutò di tradire il suo amore per Scilla e Circe, furiosa per essere stata respinta al posto di una mortale, volle vendicarsi.
Quando Glauco se ne fu andato, preparò una pozione malefica e si recò presso la spiaggia di Zancle, versò il filtro in mare e ritornò alla sua dimora.
Quando Scilla arrivò e s’immerse in acqua per fare un bagno, vide crescere molte altre gambe di forma serpentina accanto alle sue, che nel frattempo erano diventate uguali alle altre. Spaventata fuggì dall’acqua, ma, specchiandosi in essa, si accorse che si era completamente trasformata in un mostro enorme ed altissimo con sei enormi teste di cane lungo il girovita, un busto enorme e delle gambe serpentine lunghissime. Secondo alcuni dalla vita in su manteneva il corpo di una vergine, mentre per altri possedeva sei teste serpentine altrettanto mostruose.
Per l’orrore Scilla si gettò in mare e andò a vivere nella cavità di uno scoglio vicino alla grotta dove abitava anche Cariddi.

9 – Altomonte

Altomonte

Lo splendido borgo di Altomonte è divenuto negli ultimi anni la meta preferita dai novelli sposi per coronare il loro sogno d’amore. Merito soprattutto della meravigliosa Chiesa di Santa Maria della Consolazione, situata nel centro storico del piccolo borgo montano. L’edificio sacro rappresenta il massimo esempio di architettura sacra gotico-angioina presente in Calabria, con un bellissimo rosone a sedici raggi sulla facciata, un campanile maestoso, le pietre di cui è composto portano tutti i segni del tempo trascorso.

10 – Scoglio della Regina ad Acquappesa

Scoglio della regina

Lo Scoglio della Regina di Acquappesa è una formazione rocciosa molto suggestiva, ma lo è ancor di più la leggenda che avvolge questo luogo incantato. Secondo i racconti tramandati di generazione in generazione, infatti, lo scoglio dovrebbe il suo nome, molto particolare, alla sosta – propiziata da una provvidenziale tempesta – che proprio lì fece la regina Isabella di Francia, moglie del re d’Inghilterra Edoardo II. Nei primi anni del 1300, infatti, pare che la coppia reale si sia fermata presso quello scoglio e la regina, da tempo desiderosa di un figlio che stentava ad arrivare, abbia fatto un bagno nelle calde acque sulfuree, sorgenti dalle sovrastanti colline rocciose delle Terme Luigiane, e sarebbe rimasta in attesa del figlio desiderato.

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Nasce in Calabria “Il Calattone”

Nasce in Calabria “il Calattone”, panettone artigianale, realizzato con la rossa “DELIRIO”, frutti di bosco e cioccolato bianco al caramello, dal forte sapore calabro.

L’Ideatore è Antonio De Caprio già promotore della Birra “CALA” CROCE E DELIZIA con le sue tante varietà: DELIRIO, PASSIONE, GIUBILO O PRIMA COTTA.: “Quest’anno il Natale rivela una nuova magia- dice De Caprio – un dolce regalo da custodire sotto l’albero e scoprire attraverso un’armonia di gusto intensa, dal forte carattere calabro!”

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La Calabria sui tram di Montecarlo e Nizza.

A Montecarlo ed a Nizza, in Costa Azzurra , i tram sono stati rivestiti con immagini raffiguranti la nostra amata terra di Calabria. Un’importante vetrina frutto della collaborazione con il Gal e la Regione Calabria.

FONTE Calabria diretta news

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Noi calabresi che… ai “Vattienti” di Verbicaro (CS)

“ Nella notte tra il giovedì ed il venerdì Santo, a Verbicaro (CS), avrà luogo il tradizionale “Rito dei battenti”, celebrazione, che rievoca la Passione di Cristo, rappresentando nella sua figura un modello di sofferenza necessaria e di doloroso riscatto, di colpa, di sacrificio ed espiazione.

Elemento centrale e culminante di questa espressione del cattolicesimo popolare è quello che Lombardo Satriani ha chiamato la “liturgia del sangue”, la quale si esprime tra l’altro nei riti di flagellazione, nei quali alcuni fedeli “i battenti”, uomini del posto, vestiti con pantaloncini corti, maglietta a maniche corte e un fazzoletto rosso in testa, si percuotono , correndo scalzi attraverso il paese, rievocando per penitenza e devozione la Passione sofferta da Gesù.

Rito presente oltre che a Verbicaro anche a Nocera Terinese (CZ) e Guardia Sanframondi, nel beneventano”.

Tutto avrà inizio intorno alla mezzanotte, dove partirà la processione, e si concluderà alle prime luci dell’alba, e durante la quale “i flagellanti”, percorreranno tre volte in silenzio il tragitto della processione”.

Tratto da “Quaresima e settimana Santa a Verbicaro, Nocera Terinese e Guardia Sanframondi” del Dott. Salvatore Baronelli, Sociologo, Antropologo e Dott. In Scienze della comunicazione

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Aiutiamo il piccolo Anthony

Non possiamo rimanere sordi al grido di aiuto del piccolo Anthony, di San Nicola Arcella (CS) che sta soffrendo a causa delle sue malattie: l’ipospadia severa complessa e un rene ectopico, oltre che alla sindrome di Prader Willi (quest’ultima in fase di accertamento).

L’appello è stato lanciato dalla mamma, Francesca Manco, che ha creato una raccolta fondi, online sul sito GoFoundMe.

Noi, come Associazione, abbiamo sposato questa nobile causa, ed andremo a casa del piccolo Anthony, per dare allo stesso, sostegno e conforto.

Chiunque volesse aiutare la famiglia nel necessario tra cure mediche e spese quotidiane per spostarsi nei diversi Nosocomi, potrà farlo attraverso un contributo a piacere, seguendo le indicazioni sottostanti: https://www.gofundme.com/f/aiutare-il-mio-bimbo-malato?utm_campaign=m_pd+share-sheet&utm_medium=social&utm_source=whatsApp
Forza Anthony.

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Rubrica “l’altra Calabria”: Renato e il sogno americano, da Castrolibero a Chicago.

Renato nasce nella piccola frazione Fontanesi di Castrolibero il 2 ottobre del 1942, presto si trasferirà negli USA a Chicago, per coltivare e realizzare il sogno americano. Insieme ai fratelli acquista nel 1962, un piccolo panificio nella zona ovest di Chiacago e intravede la opportunità di costruire una vita migliore per la sua famiglia.

Si concentra cosi sulla produzione dello stesso pane tondo italiano vecchio stile che ha cotto in Italia.

Il prodotto fa una grande impressione nei quartieri circostanti ove fino ad allora era sconosciuto .
Con il tempo quel piccolo panificIo diventa la piu’ grande azienda di produzione di pane artigianale del Nord America.

Eppure il legame con la propria terra e’ indissolubile .

Renato ha operato alla guida dell’Associazione calabresi in America che mantiene saldo il legame e la collaborazione con Istituzioni ed enti del territorio calabrese.
Il tema della cultura d’impresa e’ caro a Renato tant’e’ che grazie ad una collaborazione con l’ausilio di due universita’ l”Unical e quella del Wisconsin, e’ riuscito ad offrire ogni anno ad un certo numero di laureati meritevoli del dipartimento di scienze aziendali e giuridiche dell’Unical, l’opportunita’ di stage in America proprio sul tema della cultura imprenditoriale.
Renato consegue presso l’Universita’ del Wisconsin un dottorato honoris causa in economia e un master in business administrator presso l’Università di Chicago.
Cosi scrive Renato sul periodico La Voce nell’aprile 2006, “ho avuto il grande onore di essere stato eletto dai cittadini italiani del Nord e Centro America come loro rappresentante presso il Senato italiano. Capii l’importanza di tale evento, però, soltanto all’inizio del mio primo giorno di lavoro.

Quando ero giovane, mio padre mi convinse a mantenere i legami con l’Italia, ed in modo particolare con la lingua italiana.

Secondo lui, un giorno sarei potuto tornare in Italia e magari lavorarci.

Passando per i corridoi del Parlamento, con le guardie che mi chiamavano per nome, i miei occhi si sono riempiti di lacrime al pensiero di quanto sarebbe stato orgoglioso mio padre.

Aveva ragione — ero tornato in Italia per lavorare — ma non si sarebbe mai immaginato che potessi tornarci da senatore.
Renato Turano e’ il testimonial nel mondo del Consorzio Jobel di Crotone, nato nel 2006 con l’obiettivo di dare vita, nella città di Crotone, a un nuovo modello di impresa sociale che valorizza le capacità dei singoli individui (anziani, minori, giovani donne, malati psichici, immigrati, ex detenuti, soggetti svantaggiati) rendendoli parte integrante di un’economia sociale fondata sui principi di giustizia sociale, legalità e professionalità.

In uno scenario sociale caratterizzato da precarietà e carenze strutturali, il cammino di cooperazione tra gli operatori del mondo associazionistico ha consentito di valicare il sontuoso muro di avversità.
Renato e’ coorganizzatore del Grande Museo degli Italiani d’America che sta per nascere a Chicago .

L’idea del Museo è infatti nata e cresciuta tra i calabresi che vivono a Chicago, e che da quasi 30 anni organizzano a Asthon Park la Grande Festa di San Francesco di Paola.
La festa di San Francesco di Paola e’ la piu’ sentita tra i calabresi d’America che vivono nell’Illinois, lo e’ da 40 anni, da quanto un altro grande calabrese di cui parleremo Joe Bruno il falegname di Marano Marchesato e un missionario veneto, Padre Roberto Simionato, hanno deciso di portare per la prima volta per le strade di Chicago la gigantografia di San Francesco di Paola.

A cura di Luciano Greco

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Proverbi calabresi: “Si vue crepare ‘u tuo nimicu, illu parra e tu sta citu”.

Letteralmente: se vuoi far crepare il tuo nemico, fallo parlare e tu stai zitto.

Ciò sta a significare che tante volte, quando qualcuno parla male di voi, non dovete mai controbattere alle sue parole, in quanto il miglior disprezzo è la non curanza.

Occorre dunque continuare sempre per la propria strada, portando avanti le proprie idee, incuranti dei giudizi degli altri.

Un po’ come dice la grande poetessa, aforista e scrittrice italiana, Alda Merini in un suo scritto: La miglior vendetta? La felicità. Non c’è niente che faccia più impazzire la gente che vederti felice.”

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L’altra Calabria: La storia di Carlo e gli abiti di Mike Bongiorno

“I genitori lo volevano ragioniere, ma il ragazzo con scuse e stratagemmi, raggiungeva la bottega del taglio e cucito per plasmare con vocazione sacerdotale la materia ”

La storia di Carlo

Il cognome Andreacchio è molto diffuso in Calabria eppure Carlo meglio il Maestro, è uno di quei calabresi poco cercati per raccontarne la storia. Di Carlo ne parla un giornalista calabrese che lo cerca per saperne di piu’ (vedi articolo Tra i calabresi eccellenti il sarto Carlo Andreacchio di Vibo Valentia ).

Al giornalista cosi’ risponde il Maestro Andreacchio nel corso di una cordiale telefonata “Sono nato a Vibo Valentia. E lei finora è il primo giornalista calabrese che mi abbia cercato”. Consapevole che, ai suoi livelli, il tempo è sempre molto prezioso (specialmente in orario di lavoro e di produzione), gli ho chiesto (chi parla e’ il giornalista) la possibilità di un’intervista. Cosa che si è realizzata quasi 24 ore dopo, nella tarda mattinata di oggi. Per prima cosa mi ha detto che è orgoglioso di essere calabrese. E ama dirlo a tutti, con orgoglio. Ma non tutti gli credono, poiché ha il tipico e marcato ma elegante accento milanese. Però credono alla sua affabilità, tipicamente meridionale … di “terrone” (parola che lo fa sorridere). << Calabrese e meridionale in genere significa stare bene con gli altri, rapportarsi in modo piacevole, cordiale e simpatico con tutti, indipendentemente dalla correttezza o dalla strategia negli affari >>. Ed ha colto nel segno!

“Più vado avanti negli anni, e più mi sento ed ho voglia di sentirmi calabrese, anche se in Calabria ci sono soltanto nato e a Vibo ormai ci vado sempre più raramente.

Il fatto è che è bello essere e sentirsi calabrese ed è un’identità che mi appaga in modo totale “.

Carlo Andreacchio ha la voce calda e ferma nel dire ciò e riesce ad emozionarmi non poco con questa immediata e solenne dichiarazione di amore per la nostra terra, per la sua nascita, per il suo essere uomo del sud, un carattere che si riversa pure nel lavoro e nell’arte di confezionare eleganti e raffinati abiti da uomo su misura in una delle più prestigiose sartorie italiane, assai nota pure all’estero.

Nel corso dell’intervista telefonica il Maestro si racconta “I genitori lo volevano ragioniere, ma lui, con scuse e stratagemmi, finiva sempre nella bottega di un sarto per imparare il mestiere che egli reputava allora e reputa ancora adesso uno dei più belli del mondo.

Alla fine, ha vinto la sua vocazione e, a trent’anni, nel 1977 è accolto come collaboratore da Mario Caraceni, titolare di una delle più rinomate sartorie per uomo nella Milano del dopoguerra e del boom economico.

Il Maestro nel frattempo si unisce in matrimonio a Maria Rita una delle due figlie di Mario Caraceni, figlio del fondatore Augusto.

Nel 1972, dopo la morte del fondatore Augusto, il testimone passa al figlio Mario che, incrementa la clientela soprattutto estera e affermando il nome della sartoria accreditandola anche con il ricevimenti di prestigiosi premi .

Nel 1998 Mario lascia l’attivita’ e assume le redini di essa la figlia Rita Maria unitamente al maestro Carlo che diventa il leader di una indutsria con una trentina di dipendenti. E’ definito Carlo “The perfect gentleman”.

La sua calabresita’ investe anche le scelte lavorative e al giornalista confessa a proposito di un suo dipendente apprendista. “L’ho assunto proprio perché era calabrese”. Immagino non solo per affetto d’origine, ma anche perché calabrese significa garanzia, specialmente nell’artigianato. Bisogna nascerci ed essere predisposti ad un’arte che pretende tanta dedizione e infinita pazienza.Tessuti, taglio e misure , tutto personalizzato, mai improntato ad adattare qualcosa che giaà esiste, ma diretto a creare il nuovo . Pezzi unici progettati e realizzati da mani sapienti per QUEL CLIENTE UNICO.

Il sarto conosce il tessuto, lo sfiora, lo cambia. Una tela ha solo due dimensioni: la lunghezza e la larghezza. Con le forbici e la macchina da cucire il sarto dona la profondità e la rotondità. Crea una camicia, dei pantaloni, una giacchetta. Il poeta fa la stessa cosa. Usa le parole, ma trasforma la realtà attorno a sé.

Le persone che lo ascoltano, quelle che lo leggono a voce alta, quelle che appena mormorano i suoi versi cambiano. Hanno altri occhi per la realtà, si lasciano trasportare in un altro luogo.

Qualcosa è successo, sono stupiti.ti ‘Il sarto trasforma la realtà. Come un poeta’.

Sotto la sua guida il Maestro Carlo Andreacchio con la Sartoria A. Caraceni “firma le firme” … nel senso che veste davvero grandi personaggi, star a livelli globali, come gli stilisti di moda Karl Lagenfield (oltre 300 gli abiti confezionati su misura per lui finora), Calvin Klein e Gianfranco Ferré o come aristocratici, tipo il conte Filippo Perego, o miti dello spettacolo del calibro del presentatore storico Mike Buongiorno o dell’attore Jack Basehart. L’elenco sarebbe lunghissimo ed eccellente.

Ma il vestito che lo ha emozionato di più è stato quello che il poeta Eugenio Montale ha indossato per ritirare il Premio Nobel per la letteratura nel 1975.

Nella foto ufficiale dell’evento svetta l’impeccabile vestito sartoriale del Poeta e quello molto meno impeccabile del re di Svezia Carlo Gustavo!…

Nell’azienda il Maestro Carlo, si avvale da sempre della preziosa collaborazione della moglie e, dal 2004, dei loro due figli, Massimiliano e Valentina.

Nel confessarsi al giornalista intervistatore il Maestro cosi’ si descrive : Nella mia vita di bambino e di adolescente ho frequentato la chiesa cattolica come chierichetto nelle messe ed in altre funzioni religiose. Ma ho anche frequentato, in un modo o nell’altro, tutti gli ambienti di lavoro, innanzi tutto le botteghe artigiane: sarti, calzolai, falegnami, fabbri, ecc. ma anche donne che tessevano al telaio o ricamavano o cucinavano o facevano i cosiddetti “mestieri” di casa. Ho frequentato, altresì, studiosi, pittori, cultori della scrittura ma anche attori e altre figure creative. Così come mi sono cresciuto in mezzo a pastori, contadini, ferrovieri, muratori ed altri operai. Ed ho avuto pure alcuni sarti nella mia parentela. Tutti i lavori che, se fatti bene (con dedizione, passione e coscienza), esigono quella pazienza, quell’attenzione, quella meticolosa scrupolosità, quella contemplazione, quel silenzio, quei rituali, quella liturgia e quella sacralità propria dell’essere “sacerdote” di un’arte che ha molta attinenza con il divino o che alla felicità e all’armonia porta. Il cliente afferma il Maestro Carlo, è molto spesso più esigente del dovuto e, quindi, bisogna seguirlo con umiltà e particolare disponibilità d’ascolto. Virtù che hanno bisogno di un retroterra spirituale notevole. Cosicché, tutti i mestieri che si nutrono di silenzio e pazienza sono lavori altamente spirituali, con una disciplina d’animo adusa ad ogni contingenza. Un’arte pure questa. Anzi, spesso, l’arte vera è quella spirituale della pazienza e dell’umiltà piuttosto che quella propria del lavoro.

Nel libro dove i clienti possono lasciare i loro commenti, Mike Buongiorno nel 2000 ha scritto di proprio pugno: “Se vuoi distinguerti dagli altri vesti Caraceni!” … e quanti altri elogi sono stati autografati da illustrissimi fruitori internazionali dell’arte sartoriale del Maestro Carlo Andreacchio, fondata nell’eccellenza artigianale personalizzata, nell’eleganza italiana e nella garantita unicità, nella qualità e nella ricercatezza, frutto dell’arte e della creatività tutta calabrese.

Notizie tratte dall’articolo “Tra i calabresi eccellenti il sarto Carlo Andreacchio di Vibo Valentia” di Domenico Lanciano http://www.costaionicaweb.it

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Nostra Signora del Monte Carmelo

Oggi 16 luglio, la Chiesa Cattolica festeggia la Beata Vergine Maria del Monte Carmelo e/o del Carmine.

Una ricorrenza non solo tra le più datate, ma anche quella tra le più amate nella comunità dei credenti di tutto il mondo.

Difatti il culto ha origini molto antiche e fa riferimento al lungo soggiorno che il profeta Elia, precursore della vita monastica, fece sul Monte Carmelo in terra santa, che divenne luogo di preghiera e di eremitaggio. In quel luogo Elia ebbe una visione, che preannunciava la venuta della Vergine Santa.

In seguito su quel Monte venne eretta una chiesetta da un sacerdote calabrese. Ebbe così inizio l’ordine dei Carmelitani, che ne rafforzò la sacralità.

La festa fu istituita nel 1251 da San Simone Stock, all’epoca priore dell’ Ordine carmelitano, in seguito all’apparizione della Vergine, la quale gli consegnò uno scapolare in tessuto in grado di liberare dalle pene del Purgatorio chiunque l’avesse indossato, prima di passare a miglior vita.

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Proverbi calabresi: “Cu avi picca si ‘ccuntenta, cu avi assai si lamenta”

Letteralmente: chi ha poco si accontenta, chi possiede molto si lamenta.

Questo proverbio è molto diffuso nella nostra Regione ma anche in altre parti del Sud Italia, e sta a significare che paradossalmente proprio chi ha di più spesso e volentieri tende a lamentarsi rispetto a chi ha di meno.

Questo modo di fare o meglio, di essere, è da sempre radicato nella natura dell’uomo, ed è più accentuato in chi sta meglio economicamente, manifestandosi proprio attraverso la corsa sfrenata alla ricchezza. Difatti questo proverbio si avvicina ad un altro detto popolare, molto simile nei fini: “i soldi chiamano sordi, i piducchi piducchi (letteralmente i soldi chiamano soldi, i pidocchi i pidocchi).

Nella società odierna, “lo possiamo incontrare” soprattutto nelle nuove generazioni che, nonostante abbiano tutto, vogliono sempre di più e non si accontentano, divenendo così degli eterni insoddisfatti.

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Proverbi calabresi: “A lavà a capa allu ciuccio si perda tempo, acqua e sapun”

“A lavà a capa allu ciuccio si perda tempo, acqua e sapun” (a lavare la testa all’asino si perde soltanto tempo, acqua e sapone).

Questo proverbio è molto diffuso in Calabria e nel Sud Italia.

Parafrasando il detto popolare, è risaputo che l’asino abbia “la testa dura”. Quando decide di non muoversi non c’è santo che tenga, figuriamoci se provassimo a lavarlo!

Questo a significare che, quando si vuol far capire una cosa ad un testardo si perde soltanto tempo.

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San Giovanni Battista: tra i Santi più venerati al mondo

Oggi, 24 giugno, la Chiesa cattolica e tutti i credenti celebrano San Giovanni Battista, uno dei Santi più venerati al mondo.

La festa ho origini pagane.

In passato, alla vigilia, in diversi paesi, era usanza praticare riti legati alla natura.

In Calabria ad esempio era tradizione accendere dei fuochi, preparare “l’acqua di San Giovanni”, segno di purificazione, che consisteva nel raccogliere erbe e fiori , mettendoli a bagno in una bacinella di terra cotta o vetro, e lasciarli tutta la notte, lavandosi il viso al mattino con la stessa, segno di purificazione come fece il Battista, inviare dei mazzi d’erba e fiori, segno di buon augurio e suggellare così rapporti di “comparaggio”.

Queste tradizioni erano legate all’entrata del solstizio d’estate nell’emisfero settentrionale, che cade il 21 Giugno, e che da l’inizio al periodo più luminoso e ricco dell’anno.

Proveniente da una famiglia sacerdotale ebraica, la vita di San Giovanni Battista, fu intrecciata costantemente con l’opera di Gesù Cristo

Oltre che nei Vangeli, è stato spesso citato anche in altre religioni, come nel Corano,dov’è ritenuto il massimo profeta che precedette Maometto.

Secondo ciò che hai scritto San Luca (cf. Lc 15,13) l’angelo Gabriele comparve a Zaccaria, padre di San Giovanni annunciandogli della nascita di un figlio. Il sacerdote ebraico, all’annunciazione si mostrò incredulo essendo avanti con gli anni; l’Angelo allora gli preannunciò un mutismo che durerà fino alla nascita del bambino, momento in cui riacquisterà la parola.

San Giovanni sarà un uomo dedito alla compassionevole misericordia verso gli altri, in grado di convertire anche i cuori più duri al Signore.

“Vestito di cammello ed una cintura di pelle attorno ai fianchi” e nutrendosi di “cavallette e miele selvatico” (cf. Mt 3,4), condurrà una vita da asceta nel deserto. Successivamente, attraverso l’esportazione alla penitenza ed alla conversione, lungo il fiume Giordano inizierà la sua missione.

Tantissima fu la gente che si raccolse attorno a lui in penitenza.

In quelle acque immergendo coloro che accolsero la sua parola, diede “un battesimo di penitenza”, da qui il soprannome “il Battista”.

Lo stesso Gesù si presentò per essere battezzato. Quando Giovanni lo vide disse: “Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo” (Gv 1,29).

Dopo aver battezzato Gesù vide lo Spirito Santo scendere su di lui come una colomba,e sentì una voce dal cielo che proclamava Gesù “Figlio di Dio” (Mt 3,16-17).

San Giovanni morì per mano del Re Erode Antipa, dopo aver condannato pubblicamente la sua condotta.

Tantissimi furono i miracoli attribuiti al Santo.

Dopo la sua morte il suo culto di diffuse rapidamente tant’è che molte Chiese, città e paesi presero il suo nome.

Patrone dei sarti, conciatori di pelli, albergatori , dei fabbricanti di spade e forbici, dei padrini, dei trovatelli che trovati per strada venivano battezzati e dei cantori. Inoltre è anche invocato contro le calamità naturali: terremoti, temporali, ecc.

Viene raffigurato con in mano un bastone da viandante, sormontato da una piccola croce, con la scritta “Ecce Agnus Dei” (“Ecco l’Agnello di Dio”: Gv 1,29.36). Tantissimi auguri a chi porta questo nome.

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Sant’Antonio di Padova

Oggi 13 Giugno, a Padova si festeggia S.Antonio, patrono di questa città.

Tra i Santi più venerati dai cristiani cattolici in tutto il mondo, e molto amato dal popolo calabrese. Difatti, numerosissime saranno le Sante Messe che verranno celebrate in Calabria, dal momento che Sant’Antonio è passato in più punti della nostra regione.

Di stirpe nobile e di origini portoghese, si affacciò alla fede dapprima da canonico regolare per poi divenire frate francescano, dell’Ordine dei Frati Minori.

Nella sua vita viaggiò molto: Portogallo, Francia, Italia, ed è proprio qui che conobbe San Francesco di Assisi (fondatore dell’Ordine che da lui prese il nome).

Dopo un solo anno dalla sua morte, venne canonizzato dalla Chiesa, nella persona di papa Gregorio IX, in considerazione della mole di miracoli attribuitagli.

Tra i numerosissimi miracoli ad egli attribuiti, ricordiamo l’episodio in cui fu visto nello stesso momento a Padova mentre teneva una predica ed a Lisbona; il miracolo della mula che, dopo il digiuno durato tre giorni, anziché mangiare, si inginocchiò d’innanzi l’Ostia, favorendo così la conversione del padrone precedentemente ateo; la predica dei pesci che affiorarono a migliaia dall’acqua per ascoltarlo, dopo che gli eretici avevano impedito alla gente di rivolgergli la parola; il miracolo del neonato che parlando disse al padre che era suo figlio, in quanto il genitore pensava che fosse nato dal tradimento della moglie.

Il fiore che lo rappresenta è il giglio, che tiene sul palmo della mano, mentre sostiene Gesù Bambino fra le braccia.

Il giglio rappresenta la purezza che lo contraddistinse proprio perchè, facendosi povero, fece suo il brano evangelico di Matteo, diventandone testimone:

“E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.” Capitolo 6 (versetti 28-30)

Nei gigli di campo, sono indicate due cose: la sodezza della santità e la perfezione della carità. Il campo è il mondo (cf. Mt 13,38): Per questo Cristo stesso si gloria di essere un fiore di campo, quando dice nel Cantico dei Cantici: “Io sono il fiore del campo” (Ct 2,1).

Abbiate sempre l’umiltà nei vostri cuori, caratteristica fondamentale che sta alla base dell’autentica vita cristiana, perchè è dimora della carità.

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Proverbi calabresi: “Cu amici e cu parenti no cattari e non vindiri nenti”.

“Cu amici e cu parenti no cattari e non vindiri nenti”. La traduzione letterale è: “Non comprare niente dagli amici e parenti e non vendere loro niente”.

Il significato, dunque, è semplice: molto spesso, fare affari con amici e parenti, può essere controproducente, e spesso porta a contrasti e liti. Un po’ come quando si dice “l’amicizia è una cosa l’interesse (in campo lavorativo) è un altro “. Insomma, l’amicizia è una cosa molto importante, ma è altrettanto importante e/o consigliabile non lanciarsi in imprese economiche con loro. Perché, ricordiamolo, infondo, in ogni proverbio o detto antico, c’è sempre un fondo di verità!

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Giornata Mondiale dell’Ambiente 2021

Oggi 5 Giugno è La Giornata Mondiale dell’Ambiente, istituita nel 1974 dalle Nazioni unite per tutelare, sensibilizzare e salvaguardare la tutela dell’ambiente. Quest’anno il tema principale sarà il “Ripristino dell’Ecosistema” e la giornata sarà ospitata dal Pakistan. Quest’anno, verrà inoltre lanciato ufficialmente il Decennio delle Nazioni Unite per il Ripristino dell’Ecosistema 2021-2030.

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I tre segreti di Fátima

Oggi, 13 Maggio, la Chiesa Cattolica festeggia la Madonna di Fatima, uno degli appellativi con cui la Stessa, venera la Vergine Maria, mamma di Gesù, in seguito alle apparizioni avvenute nel 1917 a tre pastorelli in Portogallo e durante le quali la Mamma Celeste ha rivelato loro 3 segreti. Benché si parli di tre messaggi rivelati in momenti diversi, pare che “il Segreto di Fatima”, sia uno solo, ma formato da tre momenti. In Calabria è molto venerata dai credenti tant’è che, si è avuto un gemellaggio con Il Santuario mariano regionale calabrese del Pettoruto di San Sosti (Cosenza), in diocesi di San Marco Argentano-Scalea.

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Vibo Valentia, Capitale Italiana del Libro 2021

Vibo Valentia è stata proclamata all’unanimità dal ministro della Cultura, Dario Franceschini,la Capitale Italiana del Libro 2021, in diretta live sul sito del ministero, il presidente della Giuria, Romano Montroni.

FONTE ANSA

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Scilla, tra storia, mito e leggenda

Tra i luoghi più caratteristici e pittoreschi d’Italia troviamo Scilla, meta ambita dai tanti turisti, provenienti da tutto il mondo. Il borgo più antico e suggestivo facente parte del Comune è Chianalea, piccolo villaggio di pescatori, che ancora vive di questa attività, conosciuta per le sue case che poggiano le fondamenta sugli scogli, e le strette viuzze che sembrano un po’ i canali veneziani, da qui il nome: “piccola Venezia”.

Foto di Rossella Elvira De Mare

Situato su di un promontorio a picco sul mare, si erge il castello Ruffo di Scilla, antica fortificazione situata a pochi chilometri da Reggio Calabria, su un promontorio a picco sul mare e proteso sullo stretto di Messina.

La bellissima cittadina è la terra del mito, raccontata da Omero nell’Odissea ed il cui nome è legato a molte leggende.

Stando al mito, Scilla è una figura femminile, una splendida ninfa che fece innamorare di sé il figlio di Poseidone, Glauco, un dio per metà uomo e per metà pesce.

Una sera, mentre la donna era in spiaggia, dove era solita fare il bagno, lo vide apparire dal mare. Terrorizzata alla sua vista scappò via. Glauco, chiese così aiuto alla maga Circe, non sapendo che la stessa era innamorata di lui. La maga respinta, preparò una pozione magica che riversò in mare. Quando la ninfa andò a fare il bagno, si trasformò in un orrendo mostro. Per l’orrore, Scilla si rifugiò nella cavità di uno scoglio vicino alla grotta dove abitava anche Cariddi. Così Scilla è il terribile mostro marino raccontato nell’Odissea di Omero, che con Cariddi si contendevano Ulisse, nella burrascosa traversata dello stretto per far finalmente ritorno ad Itaca.

Foto di Mormanno Caput Mundi
Foto di Mormanno Caput Mundi
Foto di Mormanno Caput Mundi
Foto di Giulia Picarelli
Foto di Rossella Elvira De Mare
Foto di Agostino Villella
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Le cinque dita di Pentedattilo (RC), tra storia, mito e leggenda

Posto a 250 metri sul livello del mare, Pentedattilo si trova in provincia di Reggio Calabria, incastonato tra le montagne dell’Aspromonte.

Questo antichissimo borgo, venne abbandonato nel 1971, dopo essere stato dichiarato inabitabile, e la popolazione si trasferì più a valle, anche se oggi attorno allo stesso, stanno risorgendo una serie di attività legate all’artigianato ed a Festival culturali molto importanti.

La sua forma ricorda quella di una ciclopica mano con cinque dita, e da cui deriva per l’appunto il nome (penta e daktylos, cioè cinque dita).

Qui il tempo sembra essersi fermato.

Diverse sono le leggende legate all’antichissimo borgo. Tra le più conosciute ricordiamo “la strage degli Alberti”.

Protagonisti due nobili famiglie: gli Alberti, marchesi del borgo e gli Albenavoli, baroni di Montebello Ionico, altro paesino vicino.

Si narra che le famiglie furono protagoniste di una strage sanguinaria, che avvenne la notte di Pasqua del 1686 a causa dell’ira passionale del barone Bernardino, innamorato di Antonietta Alberti, già promessa sposa a Don Petrillo Cortes, figlio del Vicerè di Napoli.

In quella notte, il barone entrò nel castello (oggi quasi completamente distrutto a causa di terremoti ed alluvioni) e si vendicò di tutti gli Alberti tranne dell’amata e del futuro sposo, prendendo in ostaggio entrambi.

A quel punto il Vicerè Cortes inviò una spedizione punitiva e dopo aver liberato Don Petrillo, fece uccidere gli uomini di Bernardino, il quale riuscì a fuggire, portando con sé Antonietta a Vienna. Successivamente l’uomo entrò nell’esercito e la donna in convento di clausura.

Sempre secondo la leggenda, nelle notti di vento, tra le gole della “mano del Diavolo”, si possono udire le urla di dolore di Lorenzo Alberti.

Un’altra leggenda parla invece di un tesoro nascosto dagli Abenavoli nella montagna, tesoro che si perse durante le lotte tra le due famiglie. Secondo la stessa, un giorno un fantasma si rilevò ad un cavaliere di passaggio, dicendogli che qualora fosse riuscito a fare cinque giri attorno alle dita della montagna (all’epoca allineate), questa si sarebbe aperta facendo riemergere il tesoro. La voce subito si sparse tra la gente. Un giorno un cavaliere proveniente dalla Sicilia, riuscì a compiere quattro giri, ma arrivato al quinto un costone della mano cadde su di esso uccidendolo. Come per la prima storia che vi abbiamo raccontato, pare che nelle notti rischiarate dalla luna, si sentano udire le urla dei morti provenienti dalla montagna, che chiedono di essere vendicati.

Foto di Francesca Gagliardi
Foto di Campolo Pasquale
Foto di Francesca Gagliardi
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La leggenda del ponte dell’arcobaleno

Come in tanti sapranno, il nostro, è un gruppo, che ama gli animali d’affezione, compagni di vita e di avventura, membri a tutti gli effetti della famiglia. Quando ci lasciano, per noi è una sofferenza straziante. Oggi vi racconteremo una storia, che ha origine dagli indiani d’America, relativa ad un posto felice, simile al Paradiso dei credenti cristiani, che viene attraversato dai nostri amici a quattro zampe, quando ci lasciano, un luogo dove vivono felici, nell’attesa di ricongiungersi con chi in vita si è occupato di loro: ovvero il ponte dell’arcobaleno. Di certo, questa leggenda non potrà eliminare il dolore che si prova in quel preciso momento ma sicuramente potrà alleviarlo. Dedicato a tutti gli amici che conservano il loro un ricordo.

“Proprio alle soglie del Paradiso esiste un luogo chiamato il Ponte dell’Arcobaleno.

Quando muore un animale che ci è stato particolarmente vicino sulla terra,

quella creatura va al Ponte dell’Arcobaleno.

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Tropea Borgo più Bello d’Italia dell’edizione 2021.

Ieri sera, in prima serata su Rai3, durante il programma di successo, “Borgo dei Borghi”, condotto da Camila Raznovich, Tropea è stata insignita come borgo più bello d’Italia, nel contest “promosso dalla Rai, e giunto all’ottava edizione. I borghi d’Italia in gara erano ben 260, di cui 20 approdati alla fase finale, ma alla fine l’ha spuntata la bellissima Tropea, che, ricordiamo, rappresentava l’intera Calabria. Sul podio, Tropea ha preceduto Baunei, in Sardegna e Geraci Siculo, in Sicilia.

In occasione della strepitosa vittoria, oggi vi parleremo del Santuario di Santa Maria dell’Isola a Tropea (VV): tra storia, mito e leggenda

Lungo la Costa degli Dei, e precisamente a Tropea (VV), nota cittadina conosciuta in tutto il mondo, per le sue bellezze paesaggistiche, si erge su di uno scoglio di arenaria a strapiombo sul mare, il Santuario di Santa Maria dell’Isola, divenuto simbolo della stessa. Lo scoglio detto “l’Isola”, un tempo, era tutto circondato dal mare. Da qui il suo nome storico, rimasto immutato nel tempo.

Divenuta uno dei luoghi simboli della Calabria a livello mondiale, questa Chiesa è di origine medievale.

Con molta probabilità venne eretta in epoca bizantina e appartenne per molti anni ai monaci Basiliani e successivamente Benedettini.

Stando ad una leggenda, un giorno giunse a Tropea dall’Oriente la Statua in legno della Vergine Santa. Per festeggiare il Suo arrivo si decise di installare la statua della Madonna all’interno di una grotta naturale, presente nello scoglio della rupe. La statua era però troppo grande rispetto alla grandezza della nicchia. Allora venne chiamato un falegname che avrebbe dovuto risolvere il problema tagliando le gambe della Statua. Ma il falegname, non riuscì nell’impresa: appena appoggiò la sega sulla statua, le sue braccia si bloccarono. Nei giorni a seguire la Madonna iniziò a graziare il suo popolo, compiendo atti miracolosi per gli ammalati che venivano condotti, dove venne posata la Madonna.

Foto di Roberto Lorenzo
Foto di Rosario De Bonis
Foto di Roberto Lorenzo
Foto di Roberto Lorenzo
Foto di Dom Alvarex
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2 Aprile, Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo

In occasione della Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo, istituita nel 2007 dall’Assemblea Generale dell’ONU, la Pro Loco di Campora San Giovanni, che da diversi anni, affronta l’argomento dell’autismo, invita questa sera, ad accendere una luce, “con l’intento di sensibilizzare, dare maggiore conoscenza ed affiancare le famiglie dei giovani che vivono la suddetta problematica”. La stessa, con grande amarezza, “comunica, che anche quest’anno l’iniziativa è stata rinviata a causa della pandemia COVID-19 che ha bloccato l’Intero pianeta”. Come afferma il Ministero della Salute:

“La prevalenza del disturbo è stimata essere attualmente di circa 1 su 54 tra i bambini di 8 anni negli Stati Uniti, 1 su 160 in Danimarca e in Svezia, 1 su 86 in Gran Bretagna. In età adulta pochi studi sono stati effettuati e segnalano una prevalenza di 1 su 100 in Inghilterra.

In Italia si stima che 1 bambino su 77, nella fascia di età 7-9 anni, presenti un disturbo dello spettro autistico”.

Di seguito il comunicato stampa al quale ci associamo.

CAMPORA SAN GIOVANNI 2 APRILE 2021

L’IMPORTANTE INIZIATIVA “CAMPORA SI ILLUMINA DI BLU” CHE DA DIVERSI ANNI ACCENDE I RIFLETTORI SULL’AUTISMO

La Pro Loco Campora San Giovanni che come ogni anno affronta l’argomento sull’autismo, in occasione della Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo che ricorre il 2 aprile, con l’intento di sensibilizzare, dare maggiore conoscenza ed affiancare le famiglie dei giovani che vivono la suddetta problematica, comunica, con grande amarezza, che anche quest’anno l’iniziativa è stata rinviata a causa della pandemia COVID-19 che ha bloccato l’Intero pianeta.

La Pro Loco di Campora S. G., nel dare appuntamento al 2 aprile 2022, vuole ringraziare con particolare stima tutti coloro che ogni anno hanno collaborato alla grande riuscita della manifestazione in questi anni passati, la dottoressa Emilia Mezzatesta, della cooperativa Idea 90-Artedo Italia con tutti i suoi collaboratori, la Dirigente Scolastica Caterina Policicchio, dell’Istituto Comprensivo Campora-Aiello, la referente del progetto Concetta Mileti e tutti gli insegnanti che hanno sempre collaborato attivamente, Demetrio Metallo, titolare dell’Hotel La Principessa, il Presidente Provinciale UNPLI Cosenza Antonello Grosso La Valle, ed i professionisti che hanno gentilmente accettato l’invito ad intervenire su un tema così delicato e purtroppo anche sconosciuto.

Il Presidente Antonio Isabella “la Pro Loco invita tutta la popolazione ad accendere una luce blu con lo slogan “ACCENDI UNA LUCE BLU … IO LO FACCIO FALLO ANCHE TU”, questa sera, tutti insieme, in occasione di questa giornata. Una luce che unirà idealmente tutto il mondo per dare sostegno e speranza a chi vive questa condizione. Campora, come Roma, New York, Sidney, Rio de Janeiro e molte altre città del mondo, si accenderà di blu”

“Campora San Giovanni si illumina di blu”, giunta alla nona edizione,” conclude il Presidente Isabella “è un’iniziativa unica in Calabria. Negli anni ha trattato l’argomento in ambito culturale, sociale e scientifico coinvolgendo istituzioni pubbliche, studiosi, scuole, organismi del terzo settore. Inoltre ha avviato l’istituzione di una commissione tecnica per stimolare interventi di supporto alle famiglie attraverso normative ed azioni concrete. Con l’augurio che questa luce Blu sia anche una nuova luce di speranza per l’Italia e per il mondo intero, come vittoria di questa terribile guerra invisibile, vi diamo appuntamento all’anno prossimo”

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Il collezionista di venti, a Pizzo Calabro (VV)

A Pizzo Calabro (VV), nota cittadina situata sulla Costa degli Dei, conosciuta in tutto il mondo soprattutto per Il Castello di Giocacchino Murat (dove per l’appunto venne rinchiuso e morì Gioacchino Murat), per la Chiesetta di Piedigrotta, molto suggestiva perché scavata nella roccia e naturalmente per il famosissimo “tartufo di Pizzo”, oltre alle sue magnifiche spiagge, c’è un’opera che ha raggiunto una notorietà internazionale, sita ai piedi del Castello Murat.

Con lo sguardo fisso all’orizzonte troviamo “Il collezionista di venti”, una statua di circa due metri, realizzata in rete metallica, dallo scultore Edoardo Tresoldi nel 2013, e che rappresenta uno dei monumenti più fotografati dai turisti che affollano la cittadina tirrenica.

“Il mio collezionista di venti – scrive Tresoldi- siede su un muro tra le viuzze del centro di Pizzo, lo sguardo fisso verso le Eolie, controlla il gioco dei venti che animano gli alberi e fischiano tra i vicoli. Non c’è vento che non abbia chiacchierato con lui”.

Foto di Rosario De Bonis
Foto di Renato Zavaglia
Foto di Antonella Cirimele
Foto di Antonella Cirimele
Foto di Lorella Ritrovato
Foto di Antonella Cirimele
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Buon compleanno San Francesco di Paola.

Oggi, 27 marzo, nel giorno della nascita del nostro Santo Patrono, affidiamoci e soprattutto preghiamo San Francesco di Paola, affinché possa proteggerci tutti e possa debellare questo tremendo male, che è la guerra, che sta affliggendo la popolazione Ucraina e tutto il mondo, e facciamolo ricordandone la storia e gli innumerevoli miracoli fatti.

Il 27 marzo 1416, nasceva Francesco da Paola, nome attribuitogli in onore a San Francesco d’Assisi, tra i massimi esponenti di una operosità cristiana, fondata sulla carità, protettore dei naviganti, gente di mare e pescatori, invocato contro le epidemie, gli incendi e la la sterilità.

Proclamato Santo da Papa Leone X nel 1519, fece ergere a Paola una cappella e tre dormitori, fondando così l’Ordine dei Minimi, un istituto religioso maschile, dove i frati minimi si dedicarono e si dedicano tutt’oggi alla predicazione e al ministero della riconciliazione, attraverso la penitenza.

Con questo sacramento, un credente, se sinceramente pentito, ottiene da Dio la remissione dei peccati.

Per chi è credente, la vita eremitica del Santo è fatta di innumerevoli eventi miracolosi, come la guarigione di un ragazzo affetto da un’incurabile piaga; lo sgorgare miracoloso dell’acqua della “Cucchiarella”, che San Francesco fece scaturire colpendo con il bastone una roccia presso il convento a Paola; “le pietre del miracolo”, che restarono in bilico mentre minacciavano di cadere sul convento; ”la bomba del’43”, che miracolosamente non esplose su Paola.

Popolare è la storia della costruzione del “ponte del diavolo”, dove si narra che sia stato costruito dal demonio per ordine dello stesso Santo, in cambio dell’anima del primo viandante che lo avesse attraversato. Sempre la leggenda narra che, San Francesco anziché sacrificare una vita umana, vi fece passare un cane. Il diavolo urtato così tanto, per lo smacco ricevuto, tirò un calcio al parapetto e lo bucò, mentre si poggiava con la mano sulla parete opposta lasciando la stessa impronta.

Dipinto di Antonio Strigari
Foto di Massimo Morelli
Foto di Lucia Veltri
Dipinti di Mario Perrotta, dedicati al Santo
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Cilla: tra storia, mito e leggenda

Nello splendido borgo marinaro di San Lucido (CS), sulla costa Tirrenica Cosentina , situata nella piccola piazza cittadina a forma circolare, su uno dei punti panoramici più belli della cittadina che è il “Miramare”, troviamo “la statua di Cilla”.

Un’opera realizzata dall’artista Salvatore Plastina, nel 2014 e dedicata a tutte le madri, ed alle donne che hanno perso i mariti o i figli in mare.

La leggenda narra che Cilla era una giovane donna, le cui doti, quali la bontà e la dolcezza, erano pari alla sua bellezza. La donna era molto innamorata di un suo coetaneo che era marinaio. Ogni giorno Cilla si sedeva su di uno scoglio aspettando il ritorno del suo amato, fin quando dopo una battuta di pesca il giovane marinaio non fece più ritorno. Cilla a quel punto si gettò dalla rupe per raggiungerlo, avendo in cuor suo la speranza di salvarlo.

La statua rappresenta dunque una donna che, disperandosi, urla verso l’infinità del mare, alla ricerca del suo amore, oramai perduto.

Sempre secondo la leggenda, nelle notti in cui il mare è in tempesta, si possono sentire le sue grida, trasportate dal vento.

Foto di Antonella Cirimele
Foto di Massimo Morelli
Foto di Massimo Morelli
Foto di Massimo Morelli
Dipinto di Mario Perrotta
Foto di Silvana Chianello
Foto di Antonella Cirimele
Foto di Rosella Bova
Foto di Antonella Cirimele
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A Isola di Capo Rizzuto tra gli scogli di Le Cannella, emerge un volto di donna

Sul porticciolo di Le Cannella, frazione a mare del Comune di Isola di Capo Rizzuto, lo scultore isolitano, Vincenzo Pascuzzi, ha creato da una roccia questo meraviglioso volto di donna.

Per leggere l’articolo completo clicca qui

FONTE: CrotoneOK

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Le Castella, tra storia, mito e leggenda

Le Castella, è un importante centro turistico, a pochi chilometri da Isola di Capo Rizzuto in provincia di Crotone.

Il posto, situato sulla costa ionica, domina la baia con l’antica fortezza aragonese, che pare sia stata edificata nel XV secolo, ed oggi quasi interamente restaurata.

Il nome “ Le Castella”, usato al plurale anziché al singolare, rimanda alla tradizione popolare, la quale riferisce dell’ esistenza di molti altri castelli ubicati sulle isole vicine il litorale e sprofondate negli abissi marini.

Secondo il mito, in una di queste isolette dimorò la dea Calipso che avrebbe trattenuto per lungo tempo l’ eroe omerico Ulisse. Sempre secondo il mito, anche Annibale, celeberrimo condottiero Cartaginese durante la seconda Guerra Punica, si rifugiò fra le scogliere di Le Castella per difendersi dagli inseguitori romani.

Oggi, questo piccolo borgo, è una rinomata località turistica e meta di numerosi visitatori, provenienti da tutto il mondo .

Foto di Giorgio Amendolara

11 mete calabresi da visitare per la primavera

La Calabria, con la sua incredibile bellezza naturale e la ricchezza della sua storia e cultura, è una delle regioni più affascinanti dell’Italia. In primavera, quando le temperature sono miti e le giornate si allungano, la Calabria si mostra nella sua miglior forma, con paesaggi fioriti, spiagge deserte e tanti eventi culturali. Ecco i 10 posti da visitare in Calabria in primavera.

  1. Tropea – Questa cittadina costiera, situata sulla costa tirrenica, è famosa per le sue spiagge di sabbia bianca e le acque cristalline. In primavera, Tropea è particolarmente suggestiva, con i suoi fiori in fiore e i suoi colorati balconi.
  2. Le Serre Calabresi – Le montagne della Calabria, chiamate le Serre, sono un paradiso per gli amanti della natura. In primavera, la flora esplode in una miriade di colori e profumi, creando un’atmosfera unica.
  3. Diamante, conosciuta come “Città dei Murales e del Peperoncino “, candidata all’edizione de “Il Borgo dei Borghi 2023”, con la sua splendida Isola. Oltre i Murales, e le lunghe passeggiate sul lungomare, con i suoi 800 metri, con affaccio sul mare, in primavera si potranno visitare anche “I ruderi di Cirella”con il suo Anfiteatro, fiore all’occhiello di tutta la Costa dell’alto Tirreno Cosentino”.
  4. Reggio Calabria – Situata all’estremità sud-ovest della Calabria, Reggio Calabria è famosa per il suo lungomare e il Museo Archeologico Nazionale della Magna Grecia. In primavera, la città si anima con festival e manifestazioni culturali.
  5. Scilla – Questa città sulla costa tirrenica è famosa per il suo castello e le sue spiagge di sabbia. In primavera, le acque cristalline del mare sono particolarmente invitanti per i bagnanti.
  6. Gerace – Questa cittadina medievale, situata sulle montagne della Calabria, è famosa per la sua cattedrale e i suoi vicoli acciottolati. In primavera, la città è particolarmente suggestiva, con i suoi fiori in fiore e le sue vedute panoramiche.
  7. Parco Nazionale della Sila – Questo parco nazionale, situato sulle montagne della Calabria, è un paradiso per gli amanti della natura e degli sport all’aria aperta. In primavera, le foreste di conifere si colorano di verde e i sentieri diventano più accessibili.
  8. Pizzo – Questa cittadina costiera, situata sulla costa tirrenica, è famosa per il suo castello e la sua gelateria. In primavera, le spiagge sono ancora tranquille e i turisti sono pochi, il che la rende il posto ideale per rilassarsi e godersi il sole.
  9. Serra San Bruno – Questo pittoresco paese di montagna, situato nelle Serre Calabresi, è famoso per la sua Certosa, un monastero medievale. In primavera, il paesaggio circostante è particolarmente suggestivo, con le montagne che si colorano di verde e le praterie che si coprono di fiori.
  10. Catanzaro – Questa città, situata sulla costa ionica, è famosa per il suo centro storico e la vista panoramica dalla cima del Ponte Bisantis. In primavera, la città si anima con festival, mercati e spettacoli.
  11. Cosenza – Il centro storico della città dei Bruzi è uno dei più affascinanti d’Europa secondo lo storico d’Arte Philippe Daverio. Scoprirlo è un obbligo per tutti i calabresi.

Carnevale a Diamante, organizzano i ragazzi

Appuntamento a partire da domenica 19 febbraio 2023

Ritorna il carnevale a Diamante con una ventata di freschezza. Saranno infatti i giovani della cittadina a organizzare la festa più pazza dell’anno. Un programma di tutto rispetto che prevede una tre giorni di appuntamenti per tutti i gusti. Si va dai carri di cartapesta ai fuochi di artificio, dallo spettacolo dei burattini ai laboratori d’arte, dalla baby dance al concerto di Santino Cardamone e la sua band.

Un carnevale che unisce

«Siamo i ragazzi di Diamante» si legge in un comunicato degli organizzatori «La nostra idea nasce per unire il Paese in un giorno di allegria quale il Carnevale. Ha collaborato tutta la comunità: il Comune, l’accademia del Peperoncino, i commercianti, le associazioni, gli Scout e tutti gli enti che rappresentano questa città.

L’appuntamento è sul Lungomare

L’evento si svolgerà sul lungomare di Diamante (Corso Vittorio Emanuele e Via Ludovico Fabiani) dove sarà allestito il Villaggio di Carnevale che sarà arricchito da gonfiabili, scivoli, molle-giochi per bambini , e maschere prodotte nella cittadella del Carnevale di Viareggio. Alle varie attività collaborano gli scout con giochi banz e danze tipiche dei boy scout, con fini educativi.

Il programma del carnevale di Diamante 2023

DOMENICA 19
Ore 15:00 : apertura festa con animazione e varie attività di intrattenimento per i bambini organizzato dal gruppo scout diamante

Ore 16:00 : spettacolo di danza a cura di asd dance world

Ore 18:30 : evento culturale podcast Telediamante sulla visione moderna del “Mercoledì Addams” e sulla storia del Re Carnevale a Diamante

Ore 19:30: spettacolo pirotecnico
A seguire: concerto della Band Sing Swing

LUNEDI’ 20
Ore 12:00 – 21:00 : spettacoli a cura del teatro dei burattini (dei fratelli Ferraiolo)

Ore 15:00 – 18:00: via Santa Lucia baby dance con dj Emiliano Bianco.

Laboratorio d’arte organizzato da artisti del posto,

Ore 19.30 : Concerto Martina Ranieri

MARTEDI’ 21

ORE 15.00- 18.00: Spettacolo di bolle, burattini , sculture di palloncini, Baby dance a cura dei ragazzi dell’animazione

ORE 16.00 : Sfilata del Re Carnevale, con artisti di strada , giocolieri , trampolieri e Mangiafuoco. Il corteo sarà animato dalla Compagnia “I Gamberiani”con musiche tradizionali calabresi.

ORE 17.00: Spettacolo di danza Aerea con Palestra Plaza

ORE 18.00: Flash mob sul tema “Mercoledì Addams”, con Gaia Cauteruccio e i ragazzi dell’animazione

ORE 18.30: sul palco,sfilata delle maschere e premiazione della maschera più bella

ORE 19.00 : conclusione della manifestazione con Santino Cardamone e la
sua band.

San Giovanni Bosco, protettore dei giovani

Oggi si festeggia San Giovanni Bosco il Santo dei giovani, fondatore dell’ordine Salesiano e delle suore di Maria Ausiliatrice.
Giovanni Bosco nacque in una famiglia contadina, ma da subito dimostrò una intelligenza non comune.

Quando compì nove anni, Giovanni fece un sogno: era in mezzo a dei ragazzini che bestemmiavano.
A sentire queste imprecazioni si avventò contro di loro con calci e pugni per farli desistere.
Ad un certo punti vide dinanzi a sé un uomo che si presentò a lui dicendo: «Io sono il Figlio di Colei che tua madre ti insegnò a salutare tre volte al giorno» e aggiunse: «Non con le percosse, ma con la mansuetudine e con la carità dovrai guadagnare questi tuoi amici.
Mettiti dunque immediatamente a fare loro un’istruzione sulla bruttezza del peccato e sulla preziosità della virtù».

Successivamente apparve una donna, era la Vergine Maria che, gli mostrò un campo da lavorare, e gli disse: «Renditi umile, forte e robusto» e, posandogli la mano sul capo, aggiunse: «A suo tempo tutto comprenderai».

Il 31 gennaio 1988 Giovanni Paolo II lo dichiarò «padre e maestro della gioventù».

Carnevale in Calabria: gli appuntamenti da non perdere

È cominciato il periodo più divertente dell’anno per i bambini, ecco la guida per non perdere quanto di bello offre la nostra terra

Il Carnevale 2023 inizierà ufficialmente domenica 5 febbraio e molti enti si preparano a festeggiarlo dopo un paio di anni di stop dovuti alla pandemia. Sono svariate le iniziative in programma nelle prossime settimane nella nostra Regione e speriamo di vedere, oltre agli eroi Marvel e alle principesse Disney anche bambini vestiti da Giangurgolo, la maschera calabrese. Ne abbiamo raccolte alcune, ma questo articolo sarà in continuo aggiornamento. Ecco dove festeggiare il Carnevale in Calabria.

A Sant’Agata di Esaro si premia la maschera più bella

Il primo Carnevale in Calabria che segnaliamo è quella della Nuova Pro Loco APS di Sant’Agata d’Esaro. Si tratta di un concorso che premierà, il 12 febbraio, la maschera più bella con un premio in denaro (500 euro per la categoria adulti e 200 euro per la categoria bambini) nell’ambito del Carnevale Santagatese. Le informazioni su come partecipare sono sul sito www.nuovaprolocosantagatadiesaro.com.

Castrovillari alla ricerca della regina di Carnevale

Un Carnevale storico, quello di Castrovillari, alla sua sessantacinquesima edizione lancia un altro concorso: Miss Carnevale. La selezione è riservata a ragazze residenti sul territorio nazionale, di età compresa tra i 14 e i 23 anni. Le iscrizioni dovranno effettuarsi entro il 5 febbraio 2023. L’evento di selezione si svolgerà domenica 12 febbraio 2023. Alla vincitrice che sarà incoronata Madrina e testimonial del Carnevale per il 2023, andrà un premio di 500 euro in buoni acquisto e la possibilità di approdare di diritto alla finale regionale del concorso internazionale “GRAND INTERNATIONAL CALABRIA”.

Sfilate in maschera a Grisolia

Per la Pro Loco di Grisolia, invece, un ritorno alle tradizioni con le classiche sfilate di Carnevale in programma domenica 19 febbraio e martedì 21 febbraio. Si partirà dalla Villa Comunale di Grisolia Scalo e si raggiungerà il centro storico con la festa conclusiva a Piazza Sant’Antonio dove oltre alla musica e ai balli tradizionali sarà offerto a tutti un buffet con i dolci tipici del Carnevale grisolioto. Anche qui saranno premiate le maschere con ben tre premi: la maschera più bella, la maschera più simpatica e il gruppo più realistico e originale.

Continua la tradizione ad Alessandria del Carretto

Appuntamento per il 12 febbraio 2023, invece, per uno dei carnevali più suggestivi della Calabria, quello di Alessandria del Carretto. Nel piccolo centro cosentino, infatti, come da tradizione sfileranno i “polecenelle” le maschere tipiche che artigiani del luogo confezionano ogni anno. Un Carnevale in cui “l’apollineo e il dionisiaco, il bene e il male si incontrano e si scontrano, con la vincita sempre del bello sul brutto”.

Carnevale in “due” a Laino Borgo e Laino Castello

I comuni di Laino Borgo e Laino Castello hanno, invece, organizzato un carnevale che verrà festeggiato il lunedì 20 febbraio a Laino Castello e il martedì 21 febbraio a Laino Borgo, denominato Carnevale della Valle del Mercure.

Quattro giorni di festeggiamenti ad Amantea

Il Carnevale 2023 ad Amantea durerà ben quattro giorni. Si partirà, infatti, il 18 febbraio con l’apertura dell’evento a Corso Italia nella frazione di Campora San Giovanni, continuando domenica 19 e lunedì 20 con le sfilate che si concluderanno in Piazza Cappuccini ad Amantea il martedì 21. Un appuntamento da non perdere, si tratta, infatti, di uno dei più prestigiosi tra i carnevali in Calabria.

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