Vi ricordate quando in Calabria i doni li portava lei e non Babbo Natale?
Fino a trent’anni fa in Calabria i doni ai bambini non li portava Babbo Natale, ma la Befana. Ricordo ancora la delusione del 7 gennaio 1988 quando dopo aver scartato una bicicletta da cross rossa fiammante la dovetti abbandonare per andare a scuola. Ma tant’era. Si usava così. Dopo pochi anni, però, la martellante azione uniformante delle serie tv e dei film oltreoceano, nonché delle aziende produttrici di giocattoli, produsse una svolta epocale: la Befana cedette il testimone a Babbo Natale. E quella che i nostri nonni chiamavano “Pasqua Epifania” è passata in secondo piano. Può sembrare un lieve e innocuo cambiamento, ma in esso si vedono distintamente la facilità con la quale i calabresi abbandonano le loro tradizioni e l’incapacità di resistere alle spinte di una società sempre più votata al consumismo.
Non solo i doni, la Befana ha perso la sua magia
La Befana in Calabria non era solo portatrice di doni. Sull’Epifania circolavano leggende e miti che ne facevano la notte più magica dell’anno. Secondo Vincenzo Dorsa, autore nel 1884 de La tradizione greco-latina negli usi e nelle credenze popolari della calabria citeriore, una delle credenze più diffuse era che in quell’occasione gli animali parlassero e nei centri rurali si prestava particolare attenzione a che quel giorno gli animali domestici avessero abbastanza cibo. In caso contrario avrebbero maledetto i loro padroni che li tenevano a digiuno e quelle maledizione si credeva fossero particolarmente efficaci. Non solo, allo scoccare della mezzanotte tra il 5 e il 6 gennaio si credeva che fiorissero tutte le piante e che scorresse olio dai fiumi e miele dalle fontane. Ovviamente di tutte queste leggende non resta che uno sparuto e sbiadito ricordo nei racconti degli anziani, perso tra i flutti della globalizzazione e dell’estrema occidentalizzazione della cultura.
C’è spazio per la Befana nella postmodernità?
La Befana si sottrarrà al destino di altre figure della tradizione calabrese perse nell’oblio come il carnevalesco Giangurgolo? Il fatto che sia ormai relegata a una portatrice di dolci o carbone certo non fa ben sperare. Anche se le aziende produttrici di dolciumi hanno tutto l’interesse a che si mantenga questa tradizione. Anzi negli ultimi anni sono state tentate alcune operazioni commerciali per reintrodurre il dono di giocattoli con prodotti dedicati proprio alla vecchina che vola a cavallo di una scopa. Il problema è che tali tentativi sono meramente commerciali e non riguardano la sfera antropologica di questa tradizione. Il successo del Babbo Natale nordico e dell’albero di Natale contro la Befana e il presepe è ormai inarrestabile.